Nicotina e sport: quali gli effetti sulle performance?

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Quasi un atleta su cinque è “positivo” alla nicotina – per l’esattezza il 23 percentuale – come da rilievi su campioni di urine.
Questo quanto si ricava da un approfondimento condotto su eventi sportivi svoltisi in Italia, nel lasso temporale 2012-2020, e che hanno visto la partecipazione di sportivi sia italiani sia di altri Nazioni.
Il dato è stato preso in considerazione nel contesto di un più ampio lavoro che ha analizzato il rapporto tra pratica sportiva agonistica e, appunto, uso di nicotina.
Un lavoro che ha avuto quale suo timoniere il professore Thomas Zandonai, esperto di uso di sostanze in ambito sportivo, doping e dipendenze dell’Università di Trento, insieme a un team di internazionale di esperti quali Ana María Peirò (Università di Alicante), Francesco Botrè, direttore del Laboratorio Antidoping di Roma e Toby Mündel della Brock University (Canada).
Primo dato da esaminare al fine di sgomberare il campo da possibili fraintendimenti: la nicotina non è sostanza vietata, non rientra tra le sostanze dopanti e, quindi, non crea alcun tipo di problema da un punto di vista legale e giuridico all’atleta che dovesse averne positività.
Detto questo, quindi, si può affermare la medesima cosa con riguardo alla salute, in particolare, di uno sportivo di alto livello?
Ovvero, la nicotina può limitare le prestazioni di alto livello e, se si, a che concentrazioni nel sangue?

LE PAROLE DEL PROFESSORE ZANDONAI

L’uso di tabacco nella popolazione generale a livello mondiale è del 20% – spiega Zandonai attraverso le web pagine di Fondazione Veronesi – quindi qualsiasi risultato con una prevalenza superiore a questa dovrebbe risultare allarmante.
Ci sono poi differenze significative tra sport e sport: i giocatori di baseball fanno uso di nicotina per una percentuale molto alta (55%); a seguire chi pratica football americano (42%), pallamano (40%) e pallavolo (36%).
C’è anche una lieve differenza di genere perché i maschi ne usano di più rispetto alle femmine (24,1% vs 18,5%) e, altro aspetto significativo, gli sport di squadra predispongono un tasso di consumo doppio rispetto agli sport individuali (31,4 vs 14,1%).
Questo è legato al fatto che si innesca una sorta di emulazione tra i componenti della squadra e i comportamenti, anche negativi, vengono imitati”.
“Il campione più grande analizzato –
osserva però Zandonai – è quello dei calciatori.
Oltre 20.000 controlli effettuati in nove anni hanno mostrato che il 29% ha usato nicotina.
I calciatori, come anche gli altri atleti, probabilmente non cercano di migliorare le loro prestazioni, anche perché non è chiaro l’effetto della nicotina sul miglioramento dell’esercizio fisico (gli studi non sono tra loro concordanti), ma piuttosto la usano come uno strumento per rilassarsi, recuperare e socializzare con la propria squadra.
Peccato che non si tenga minimamente presente che la nicotina e il fumo, oltre a predisporre a gravi rischi per la salute come tumori e malattie cardiovascolari, non costituiscano un antidoto all’ansia, ma al contrario un generatore di ulteriore stress psico-fisico”.

Ma, quindi, quale è l’effetto sul fisico e sulle performance?
Che la nicotina non costituisca poi un aiuto a migliorare le performance – spiega Zandonai – è anche avvallato dalla scoperta del minor uso da parte di atleti a cui è richiesta un’elevata resistenza o capacità aerobica, come i maratoneti, i ciclisti e i nuotatori.
Questi sportivi fanno, infatti, un uso di nicotina molto più basso rispetto a quelli che si affidano maggiormente alla forza e alla potenza”.

- Scritto da Italo Di Dio