Brasile, rinnovati i divieti sulla sigaretta elettronica. Ma è caos mercato nero

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Il Coehar scrive al Governo carioca

I divieti senza attività di controllo non hanno alcun elemento di utilità.
Anzi, finiscono per creare guai ancora peggiori. E sostanzialmente la medicina finisce per fare danni maggiori della malattia stessa.
Il caso del Brasile potrebbe, in tal senso, essere portato ad esempio ed esibito quale prova-madre della nocività delle politiche del proibizionismo.
In terra carioca, venendo al caso concreto, le sigarette elettroniche sono sostanzialmente vietate da sempre, ovvero dall’anno 2009, vera e propria preistoria del settore.
Non possono essere prodotte, importate, vendute, non possono essere fatte oggetto di attività pubblicitaria alcuna.
E questo indirizzo è stato confermato, una manciata di giorni addietro, dalle decisioni assunte dalla Agenzia brasiliana di sorveglianza sanitaria (la cosiddetta Anvisa) – una sorta di corrispondente della Fda americana – che, in modo unanime, ha confermato lo status quo.
I divieti continuano, quindi, ma la realtà delle cose, invece, racconta una verità nettamente diversa.
In buona sostanza, in tutto il territorio brasiliano si rinvengono con grande facilità sigarette elettroniche e liquidi.
Si tratta di prodotti che, a tutti gli effetti, appartengono alla sfera del contrabbando e sui quali, pertanto, non vi possono essere garanzie rispetto ai parametri di sicurezza e di tutela del consumatore.

I NUMERI

I numeri in termini di utilizzatori sono tuttavia importanti: secondo le stime governative, infatti, nello Stato sudamericano la sigaretta elettronica viene utilizzata dal 16,8% degli studenti di età compresa tra i 13 ed i 17 anni.
Sono quasi 4 milioni, invece, gli svapatori di tutte le età.
E tutte queste persone, tramite il mercato nero, hanno accesso alle e-cig in negozi e botteghe vari.
Si tratta di denaro che sfugge all’Erario e, allo stesso tempo, cosa ancora più grave, di una minaccia e di un pregiudizio alla pubblica salute dal momento che il materiale in questione è, come prima detto, non soggetto a controllo alcuno.
Delle due l’una, quindi.
O si vieta, per quanto la cosa non sia condivisibile, e si controlla o non si vieti affatto perché situazioni come quella brasiliana non fanno altro che rappresentare un danno a 360 gradi.

- Scritto da Italo Di Dio