Non v’è pace per il mondo della sigaretta elettronica italiana.
Dopo la prima rivoluzione che già era venuta sulle vendite on line – e che produrrà i suoi effetti nel prossimo anno – un nuovo scossone si abbatte sul settore.
Nella mattinata di oggi, infatti, è stato approvato un emendamento in Parlamento che va a disporre come, in pratica, tutti i liquidi destinati ad essere vaporizzati o miscelati saranno oggetto di imposta di consumo.
In buona sostanza, nulla sfuggirà più alla tassazione fatti salvi solo glicole e gliecerina.
A proporre l’emendamento sono stati i partiti di Governo del centrodestra, ovvero Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Aromi, quindi, scomposti e “10+10” saranno destinati di tassazione e di contrassegno con un’imposta che sarà pari a quella già in essere per i liquidi pronti senza nicotina, ovvero 1,1 euro ogni 10 millilitri.
E’, con tutta evidenza, un nuovo terremoto che investe il vaping tricolore e che, in un certo senso, chiude un po’ il cerchio che si era aperto – lo si ricorda – qualche mesetto addietro quando la Guardia di Finanza aveva disposto il sequestro di liquidi scomposti in un deposito del Centro Italia contestando in quella sede il reato di elusione.
Nel silenzio di Adm, che era stata interpellata anche da Unasweb nella immediatezza di quei fatti, ora arriva in un certo senso la risposta.
L’emendamento alla legge di conversione del decreto legge numero 145 prevede anche che con apposita determinazione dell’Agenzie delle Dogane e dei Monopoli sarà stabilito un termine temporale per lo smaltimento delle giacenze che non potrà essere inferiore a tre mesi per importatori, produttori e distributori e a sei mesi per rivendite ed esercizi di vicinato.
Il 2023 come anno campale per lo svapo.
E presto, tanto per non farsi mancare nulla, potrebbe anche arrivare la norma voluta da Schillaci relativa ai luoghi pubblici dove non sarà più possibile fare uso della e-cig.
- Scritto da Italo Di Dio