Un aumento troppo irrisorio.
Che non aiuta in modo incisivo il gettito fiscale nè, tantomeno, fa passare un messaggio positivo in termini di stili di vita più salutari.
Una e vera e propria bocciatura quella che arriva, rispetto ai piani del Governo, da Maria Sofia Cattaruzza, Presidente della Sitab – Società italiana di Tabaccologia.
Il riferimento è alla decisione del Governo di inserire nella legge di Bilancio 2024 una previsione che determinerà l’aumento del costo dei pacchetti nella misura di circa 15-20 centesimi.
Un accorgimento che, secondo il numero uno della Sitab, non servirà nè a dare un colpo al cerchio nè uno alla botte.
“In Stati come Francia, Irlanda o Gran Bretagna il costo di un pacchetto di sigarette è pari o superiore a 10 euro” – fa presente l’esponente in questione che ha chiesto di rivedere l’attuale proposta aumentando di almeno un euro le accise sul tabacco tradizionale e rivedendo verso l’alto quelle sui nuovi prodotti.
LE PAROLE DI CATTARUZZA
“In questo modo – sottolinea la Cattaruzza nella dichiarazione resa a “Panorama Sanità” – lo Stato incamererebbe un extragettito pari ad oltre 2 miliardi di euro e promuoverebbe efficacemente uno stile di vita libero dal tabacco e dalla nicotina.
Il fumo di tabacco, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, è la prima causa di morte prevenibile a livello mondiale e, attualmente, è responsabile di circa 8 milioni di decessi ogni anno.
Per combattere questa ecatombe è necessaria una politica incisiva sul controllo del tabacco.
Tra le scelte politiche – fanno presente ancora dalla Sitab – l’Oms invita tutti i Paesi ad aumentare la tassazione dei prodotti del tabacco, in quanto la ricerca scientifica ha dimostrato come l’aumento delle tasse rappresenta uno strumento di notevole efficacia per ridurne il consumo tra i soggetti adulti a basso reddito e tra i giovani ancora non economicamente indipendenti.
L’articolo 6 della Convenzione Quadro (FCTC) dell’OMS sul controllo dei prodotti del tabacco dichiara che l’approccio più efficace per diminuire la diffusione dell’uso del tabacco è applicare aumenti dei prezzi (tramite aumento delle accise) così da ridurne la domanda.
Infatti, un aumento del prezzo del 10% (valore indicato dal World Health Report come altamente costo-efficace), incide sul tabacco riducendone i consumi del 4% nei Paesi ad alto reddito come l’Italia.
Incrementare il prezzo dei prodotti del tabacco attraverso una tassazione più alta – evidenzia la Sitab – incoraggerebbe i tabagisti a smettere di fumare, indurrebbe i giovanissimi a smettere subito di fumare o meglio ancora a non iniziare, ridurrebbe il tasso di ricadute in coloro che hanno smesso e farebbe ridurre l’uso in coloro che invece non vogliono o non riescono a smettere, agendo quindi (nel peggiore dei casi) come meccanismo di riduzione del danno.
Le maggiori entrate fiscali potrebbero essere usate sia per finanziare programmi di promozione della salute (che a loro volta porterebbero ad ulteriori riduzioni del consumo di tabacco e a miglioramenti delle condizioni di salute della popolazione) che per rimborsare le terapie di disassuefazione (farmaci antifumo, visite mediche, esami strumentali)”.
- Scritto da Italo Di Dio