Negli ultimi anni, in diversi settori scientifici, è emerso il problema della cosiddetta “reproducibility crisis“: l’uso di metodologie diverse e l’impossibilità di replicare i risultati di alcuni studi scientifici hanno sollevato dubbi sull’integrità e sulla validità dei dati ottenuti, causando una maggiore disinformazione tra i fumatori che hanno intenzione di smettere e incertezza sulle politiche sanitarie da adottare da parte delle organizzazione di salute pubblica.
Per colmare questo gap, i ricercatori del progetto Replica del CoEHAR hanno replicato alcuni tra gli studi in vitro più importanti sulla relativa tossicità del fumo di sigaretta e dell’aerosol delle sigarette elettroniche, attraverso un approccio indipendente e multicentrico, al fine di verificare la solidità e la replicabilità dei dati.
L’ultima ricerca riprodotta è stato lo studio di Rudd e colleghi del 2020: il lavoro aveva come scopo quello di valutare la citotossicità, la mutagenesi e genotossicità indotte dall’aerosol di una sigaretta elettronica sulle cellule rispetto al fumo di una sigaretta convenzionale usata come riferimento.
Con lo studio dal titolo “Cytotoxicity, Mutagenicity, and Genotoxicity of Electronic Cigarettes Emission Aerosols Compared to Cigarette Smoke: the REPLICA project” i ricercatori di Replica hanno condotto una batteria standard di test tossicologici utilizzati sia per la valutazione del prodotto sia per le valutazione in materia di regolamentazione.
I risultati hanno indicato che l’aerosol delle sigarette elettroniche presenta una bassa citotossicità e non mostrava attività mutagena o genotossica, a differenza del fumo delle sigarette, che ha mostrato un’alta citotossicità e attività mutagena e genotossica.
Inoltre, lo studio REPLICA ha colmato alcune lacune e limitazioni metodologiche del lavoro originale, studiando condizioni aggiuntive con l’obiettivo di indagare tutti i possibili modi di induzione della genotossicità e della mutagenesi nelle cellule.
LE PAROLE DELLA DOTTORESSA EMMA
“I risultati di questo studio non solo confermano i risultati ottenuti dai colleghi nel 2020, ma chiariscono al tempo stesso alcune limitazioni del lavoro originale – ha dichiarato la dott.ssa Rosalia Emma, prima autrice dello studio – L’aspetto più importante è che, nonostante l’utilizzo di macchinari diversi e variazioni nella metodica di esposizione, nel caso della citotossicità (NRU assay), la tossicità della e-cig myblu è nettamente inferiore a quella della sigaretta classica”.
Nello studio di Replica, i ricercatori hanno utilizzato una batteria di test diversi: il test AMES, utilizzato per valutare la mutagenicità, il test IVM per valutare la genotossicità, combinati con il Neutral Red Uptake, per la valutazione della citotossicità.
Nonostante alcuni diversi aspetti metodologici, i ricercatori hanno ottenuto risultati simili a quelli ottenuti da Rudd e colleghi.
“Nonostante abbiamo aggiunto condizioni sperimentali trascurate dagli autori del primo articolo, i risultati ottenuti in precedenza sono stati confermati e addirittura rafforzati, confermando i dati in merito al ruolo della sigaretta elettronica come strumento utile per ridurre i danni del fumo nei soggetti fumatori sani”, ha spiegato il professore Massimo Caruso, co-project leader del progetto Replica.
(da Coehar)
- Scritto da Arcangelo Bove