Passare dalla sigaretta classica a quella elettronica rappresenta un passaggio cruciale per quanti vogliano abbracciare uno stile di vita sano.
Tra le tante prerogative della e-cig, stando alle conoscenze attuali, ve ne è infatti una tutt’altro che trascurabile: chi transita essa, lasciandosi alle spalle il tabacco combusto, oltre a prevenire guai peggiori, migliorerà tutte le condizioni fisiche, da quelle patologiche conclamate ad altre più leggere.
Tra le tante, ad esempio, la sigaretta elettronica abbatte il rischio cancro.
Quasi annullandolo.
A ribadirlo è Colin Mendelshon, tra i massimi teorici internazionali del minor danno da fumo.
“La riduzione precisa del rischio di cancro derivante dal passaggio allo svapo non sarà nota prima di 20-30 anni – ha fatto presente l’esperto australiano – quando saranno disponibili studi epidemiologici a lungo termine.
Nel frattempo, è pratica scientifica comune condurre studi di modellizzazione per prevedere o stimare i risultati futuri utilizzando ciò che sappiamo attualmente.
Ad esempio, la modellizzazione viene utilizzata per prevedere il cambiamento climatico”.
Per quel che riguarda i “modelli” svapo-fumo e relativo rischio cancro, “le stime – commenta Mendelshon – si basano sull’identificazione della dose di biomarcatori del cancro e della loro potenza cancerogena”.
IL RISCHIO ZERO NON ESISTE
Ad essere citati i modelli elaborati da vari studiosi: da quello Stephens che “ha stimato che il rischio di cancro derivante dallo svapo nel corso della vita è pari allo 0,4% del rischio derivante dal fumo” a quello Murkett che ha pesato tale rischio nella misura dello 0,23%.
Quindi il modello Rodrigo che fissa tale percentuale in una forbice compresa tra lo 0,9 e l’1,4% e quello Scungio, dal nome dell’omonimo ricercatore del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Cassino, che ha valutato come il rischio di cancro ai polmoni connesso alla sigaretta elettronica sia 50.000 volte inferiore a quello connesso alla sigaretta classica.
Ed ancora Avino che ha concluso come il pericolo di tumore ai polmoni vivente nella inalazione di vapore passivo sia 50.000 volte più basso rispetto a quello legato al fumo passivo.
Un rischio che, quindi, stando alle attuale elaborazioni, è in modo schiacciante più basso, finendo per essere quasi insignificante.
Non è rischio zero? No, non lo è.
Ma, come fa presente Mendelshon, “tutto comporta qualche rischio, aspettarsi un rischio zero non è realistico. Ci sono rischi associati a tutto ciò che facciamo.
Ad esempio – ha esposto – un’analisi di 53 studi ha rilevato che per ogni bevanda alcolica consumata al giorno, il rischio di cancro al seno aumenta di circa il 7%.
Le donne che bevevano da due a tre bevande alcoliche al giorno avevano un rischio maggiore del 20% di cancro al seno rispetto alle non bevitrici”.
Ed ancora
“Ci sono 21 agenti cancerogeni nel caffè tostato, tra cui benzene e formaldeide.
Tuttavia, miliardi di persone bevono volentieri una tazza o più di caffè ogni giorno”.
- Scritto da Italo Di Dio