Israele sta valutando la possibilità di introdurre “strette” alquanto importanti sulle sigarette elettroniche.
Strette che potrebbero arrivare, in una ipotesi estrema, anche ad un divieto assoluto di commercializzazione sul territorio nazionale degli specifici dispositivi, inibendone la vendita sia a livello di store on-line sia a livello di negozi veri e propri.
Quale sia la matrice di valutazioni così estreme è presto detto.
Anche in Israele si sta registrando, infatti, un notevole boom per quel che concerne il consumo delle e-cig e dei relativi liquidi tra le fasce più giovani della popolazione.
Circostanza che ha portato il legislatore a valutare la introduzione di misure estreme che siano adeguate al fine di porre riparo, come si suol dire, a quelli che sono effettivamente mali estremi.
Come prima accennato, il ventaglio delle ipotesi è alquanto variegato: dalle ipotesi più soft che parlano di una semplificazione degli imballaggi si passa al ragionamento su un possibile divieto di aromi – con quest’ultimo eventuale provvedimento che già sarebbe un duro colpo per l’economia del settore.
Ma la possibilità ultima, come prima accennato, pure essa al vaglio, è addirittura quella di un divieto assoluto relativo alla vendita di ogni tipologia di dispositivo afferente la categoria dello svapo.
L’avversione di coloro i quali non sono amici della sigaretta elettronica si è accentuata con l’arrivo sul mercato delle cosiddette sigarette elettroniche usa e getta che, purtroppo, per le loro caratteristiche di immediatezza e, quindi, di più facile e semplice fruibilità, sono entrate in modo prepotente e diffuso tra i beni di consumo dei giovani.
L’ACCELERATA
Questa situazione che veniva già monitorata con attenzione dai decisori israeliani è poi traboccata con la notizia relativa a due situazioni di intossicazione legate al consumo di sigarette elettroniche da parte di giovani.
Con riferimento a questi due episodi, tuttavia, gli israeliani stanno rischiando di creare degli spettri inesistenti dal momento che non è escludibile che i giovani abbiano fatto utilizzo di prodotti del contrabbando – lo specchio del caso Evali americano è sempre vivo e fulgido.
Anche nel caso del 2019, ricordiamo, era stata criminalizzata la sigaretta elettronica in modo diffuso e leggero nonché indistinto per poi scoprirsi, invece, che il problema era esclusivamente legato al cosiddetto Thc e non già all’uso di prodotti leciti.
In ogni caso, Israele, sebbene nell’obbiettivo nobile di volere tutelare i giovani, rischia di penalizzare, qualora andasse ad adottare misure pesanti, i diritti dei fumatori adulti che altro non stavano cercando che una soluzione per sottrarsi alla dipendenza del tabagismo.
- Scritto da Italo Di Dio