Divieto sigarette elettroniche, sanzioni fino a 275 euro

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Emergono ulteriori nuovi particolari in relazione al progetto normativo che il Ministero della Salute sta vagliando nell’ottica di ampliare la legislazione anti-fumo.
A venti anni dalla legge Sirchia – prima pietra miliare nella normativa di settore – l’Italia è pronta ad una seconda, grande stretta.
Come già esposto dalla nostra testata, si avrà a breve una equiparazione fumo-svapo totale: in parole povere, dove non si potrà fumare non si potrà più neanche svapare, senza eccezione alcuna.
Prima, invece, le restrizioni riguardavano solo il fumo di sigaretta e non poteva essere diversamente dal momento che allorquando furono concepite le norme anti-tabagismo le sigarette elettroniche non erano ancora state “inventate” e, quindi, non erano disciplinabili da parte del legislatore (l’unico divieto relativo alla e-cig era quello introdotto dal Decreto legge 104 anno 2013 circa il consumo di siffatte tipologie negli ambienti chiusi di Istituti scolastici, Centri per l’impiego, Centri di formazione professionale e Istituti di pena per minori).

LA FORMA DOVREBBE ESSERE QUELLA DEL DISEGNO DI LEGGE

Ora, quindi, oltre a non potersi più fumare e svapare (incluso il tabacco riscaldato) in luoghi pubblici al chiuso non si potrà più farlo in specifici luoghi all’aperto quali parchi gioco, fermate mezzi pubblici, inclusi stazioni, spazi esterni di bar e ristoranti e, in generale, in presenza di donne in evidente stato di gravidanza e di bambini.
Ma si diceva delle ulteriori indiscrezioni: una riguarda le sanzioni, l’altra la forma del provvedimento.
Con riferimento alle prime, si dovrebbero lasciare inalterate le previsioni della Sirchia, ovvero quelle contenute nella legge numero 3 del 16 Gennaio 2003.
Si spazierà da un minimo di 27,50 euro ad un massimo di 275, sanzioni suscettibili ad essere raddoppiate in presenza, anche in questo caso, di donne in evidente stato di gravidanza e di ragazzi fino a 12 anni di età.
In merito, invece, alla forma che sarà adottata per l’approvazione dell’atto si dovrebbe trattare di un disegno di legge con il Ministro della Salute che proporrà, quindi, al Consiglio dei Ministri l’approvazione delle norme che, prima di essere trasferite alle Camere per la definitiva approvazione, saranno oggetto della necessaria “trattativa” tra le parti.

- Scritto da Arcangelo Bove