“Una stretta è giusta, ma risulta inefficace.
Lo abbiamo visto: dopo venti anni di legge Sirchia non siamo riusciti ad andare molto lontano.
La prevalenza del tabagismo è sempre attorno al 25 per cento. Credo sia arrivato il momento di dare un cambio di marcia”.
Sono le parole che Riccardo Polosa ha offerto alla testata nazionale “Il Giornale”.
Le parole del docente dell’Università di Catania, anche fondatore del Centro di ricerca Coehar, all’indomani delle parole del Ministro Schillaci in ordine alla annunciata stretta sulle sigarette elettroniche, nelle intenzioni dell’esponente del Governo meritevoli di essere equiparate da un punto di vista normativo in tutto e per tutto al classico tabacco.
Dare un cambio di passo, a detta di Polosa, “è possibile“.
“A differenza degli anni di Sirchia – spiega ancora – quando non erano presenti i prodotti a rischio ridotto – come sigaretta elettronica e tabacco riscaldato – oggi possiamo contare su prodotti in grado di rappresentare un vantaggio enorme in termini di salute pubblica.
Le persone che non vogliono smettere di fumare o che non ci riescono, hanno un’alternativa. D’altronde non esiste una politica sanitaria in Italia che offra una narrativa per gente che non vuole o che non riesce a smettere. Offriamo ben poco, divieti a parte”.
“LEGGE SIRCHIA DA INTEGRARE”
“La legge Sirchia – sono le ulteriori osservazioni affidate a “Il Giornale” – va opportunamente integrata.
Le politiche per il controllo del tabagismo utilizzate fino ad oggi non funzionano bene se non vengono integrate da una politica che mira alla riduzione del rischio. Non lo dico io, ma i risultati nei Paesi dove i governi hanno tenuto un atteggiamento più liberale nei confronti dei prodotti ‘combustion free’, come Inghilterra, Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Islanda.
Io credo che ci siano delle grandiose opportunità in termini di miglioramento della salute pubblica anche perché non costano un euro.
La scelta poi è del singolo: quando opportunamente informato – e questo è un problema, perché l’informazione è distorta – il singolo è libero di scegliere di poter sdoganarsi dalla ‘bionda’ verso prodotti che hanno un profilo del rischio tossicologico mediamente inferiore del 90-95 per cento”.
Chiusura dedicata alla nicotina “Bisogna essere chiari sulla nicotina.
La nicotina provoca dipendenza ma non causa malattie, non causa cancro.
È bene dirlo, perché c’è ancora molta confusione su questo aspetto.
La nicotina non causa malattie. Quando sento colleghi o persone dei ministeri dire che la nicotina causa il cancro, io rimango veramente un po’ basito”.
- Scritto da Italo Di Dio