L’Italia di Schillaci, Ministro della Salute, che vuole “stringere” sulla sigaretta elettronica.
Bannando la stessa da determinati luoghi pubblici, “stringendo” sulla pubblicità.
Una mezza bocciatura per la e-cig, un passo indietro che sarà destinato ad allontanare l’Italia dai concetti della riduzione del danno.
Sul punto, sulla attuale situazione nazionale – rispetto ai temi delle strategie istituzionali antifumo – abbiamo chiesto un pensiero al Professore Umberto Tirelli, Oncologo nonchè Direttore sanitario e scientifico della “Tirelli Medical Group“.
“Il problema – esordisce il luminare, tra i principali teorici in Italia in fatto di riduzione del rischio da fumo – è che l’Istituto Superiore Sanità non tiene conto di quanto avviene e di quanto si fa nel mondo avanzato.
Penso all’Inghilterra, alla Nuova Zelanda, al Giappone – che non sono esattamente Paesi in via di sviluppo – dove il concetto dell’abbattimento del danno è il pilastro delle politiche di contrasto al fumo.
Del resto – incalza l’Oncologo – quello della riduzione del rischio è un principio che trova applicazione da sempre in Medicina e che si rivolge a quelle persone che fanno fatica a smettere da un determinato comportamento”.
Eppure l’Italia è ancora fredda sulla questione, probabilmente imbalsamata da una distorta visione sulla nicotina
“Si demonizza la nicotina, ma è sbagliato.
Essa crea dipendenza, si, ma sono le sostanza liberate dalla combustione, che si he nelle sigarette classiche, che provocano i tumori.
Sono li le sostanze cancerogene, è li il punto.
Il grande Umberto Veronesi diceva le stesse cose”.
Alquanto scettico, altresì, il professionista anche rispetto a quello che è un caposaldo delle strategie antifumo nazionali.
I CENTRI ANTIFUMO
Ovvero i Centri antifumo.
“Non hanno mai funzionato, sono una perdita di denaro…”.
Fallimentare, in definitiva, la politica di contrasto al tabagismo adottata negli ultimi anni.
“Dopo il Covid – ancora Tirelli – vi è stato un incremento nel numero dei fumatori.
Si pensa di dare risposte ponendo delle avvertenze sui pacchetti di sigarette, non serve a nulla. Da quanto tempo si ricorre a queste avvertenze?
Hanno risolto forse il problema?
Ce lo si chiede o no?
In Inghilterra fanno cose pratiche, il Public Health dice che se uno non ce la fa a smettere di fumare si può servire delle sigarette elettroniche…
Invece, qui, ricordo che ero ospite ad un programma presso una importante rete tv nazionale, uno dei presenti, che era dell’Istituto Superiore di Sanità, disse che la sigaretta elettronica era cancerogena quando, invece, studi scientificamente validi hanno dimostrato come essa abbatta il rischio connesso al fumo fino alla misura del 90-95 percentuale”.
Se la soluzione possa vivere in un tavolo tecnico da stabilirsi in sede ministeriale per discutere della questione sigaretta elettronica?
Laconico Tirelli, che risponde “Dipende da chi invitano…”.
- Scritto da Italo Di Dio