Sono 400 i dipendenti che rischiano di essere tagliati da Juul Labs.
E’ l’effetto della crisi che sta vivendo il colosso della sigaretta elettronica finito al centro di un ciclone giudiziario, abbattutosigli addosso da un paio d’anni a questa parte, a causa del marketing che, secondo l’accusa, l’azienda avrebbe in modo spregiudicato rivolto a giovanissimi.
Dopo diverse cause intentate da singoli Stati e Istituzioni varie, tutte ritenutesi parti offese, con condanne pagate senza colpo ferire.
Poi è arrivata la cosiddetta mazzata finale con il maxiprocesso, abusiamo del termine, che ha visto riunire in un solo contenzioso ben 34 differenti procedimenti mossi da altrettanti Stati, tutti accomunati dalla medesima contestazione nei confronti del gruppo capitanato dal Ceo K.C. Crosthwaite – in particolare si è ritenuto che il sistema di verifica dell’età non fosse efficace tanto che si è appurato cone il 45% dei follower su Twitter avesse un’età compresa tra i 13 e i 17 anni.
I 34 STATI “ACCUSATORI”
I 34 Stati, si diceva, vale a dire Alabama, Arkansas, Connecticut, Delaware, Georgia, Hawaii, Idaho, Indiana, Kansas, Kentucky, Maryland, Maine, Mississippi, Montana, Nevada, North Dakota, Nebraska, New Hampshire, New Jersey, Nevada, Ohio, Oklahoma, Oregon, Porto Rico, Rhode Island, Carolina del Sud, Dakota del Sud, Tennessee, Texas, Utah, Virginia, Vermont, Wisconsin e Wyoming, hanno ottenuto un maxi risarcimento nella misura di 438 milioni di dollari, consistente cifra che si somma ad ulteriori 150 milioni di condanne venute alla spicciolata negli anni precedenti.
Tanto, anche per una realtà finanziaria poderosa come quella fondata da James Monsees e Adam Bowen.
Ma, in realtà, il problema non vive solo nelle somme evaporate a causa delle condanne ma in un generale ridimensionamento del progetto generale che, come prima accennato, potrebbe mettere a rischio la permanenza di ben 400 dipendenti su 1.500 totali che erano in forza l’organico come da dati del 2018.
- Scritto da Italo Di Dio