Dieci mesi in carcere per una sigaretta elettronica: finito l’incubo di Brittney

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“Ho trascorso dieci mesi in prigione ad ascoltare solo russo. Voglio parlare”.
Dieci mesi in un carcere di massima sicurezza russo.
Ora è tornata libera, ma il trauma è ancora lungi dall’essere metabolizzato.
Tutto per colpa di una sigaretta elettronica, presupposto invocato dagli ex sovietici che stava per scatenare un ulteriore disastro a livello planetario.
Si è conclusa la prigionia di Brittney Griner: si tratta della cestista americana che era stata arrestata nel mese di Febbraio di quest’anno niente poco di meno perché beccata all’aeroporto di Mosca con una sigaretta elettronica caricata con un liquido avente un tasso di Thc superiore ai parametri imposti dalla normativa nazionale russa.
Ne è quindi seguito un caso giudiziario-mediatico che ha travalicato i confini dell’ordinaria amministrazione divenendo di tenore internazionale: l’atleta, infatti, è stata subito sbattuta in gattabuia a seguito di un processo alquanto frettoloso mettendo, di conseguenza, sul piede di guerra i servizi americani che hanno visto nella sceneggiata messa in piedi – e vagli a dare torto – una vera provocazione.
Classe 1990, 206 centimetri di altezza, la donna fu trattenuta dai servizi di sicurezza in servizio presso lo scalo aeroportuale di Mosca che, passando al setaccio la giovane americana in fase di controlli all’ingresso nel Paese, l’avevano pizzicata, come prima detto, con la e-cig caricata con il liquido incriminato.

LO SCAMBIO TRA PRIGIONIERI

Trasferita dietro le sbarre, la superstar dei Phoenix Mercury, due volte campionessa olimpica e mondiale, aveva trascorso duri momenti, priva anche di un letto adeguato alla sua importante stazza.
E da più parti si era temuto che per colpa di una banale e-cig si potesse innescare, sull’asse Usa-Russia, qualcosa di irreparabile – anche alla luce del generale clima di tensione che già si tagliava a fette su scala internazionale.
Ora, però, la fine dell’incubo ed il ritorno in libertà della donna – che, però, non è stata assolta ma usata solo come pedina di scambio.
La Griner, infatti, è stata scambiata – dopo lunghi contatti tra le diplomazie – con un prigioniero russo detenuto in Usa, ovvero il cosiddetto “mercante della morte” Viktor Bout.
Sullo stesso piatto della bilancia, insomma, un super trafficante di armi ed una svapatrice che con non conosceva le regole del posto.

- Scritto da Arcangelo Bove