“Questa nuova revisione Cochrane conferma l’interesse che una parte della classe medica ha per la sigaretta elettronica come prodotto utile per i fumatori sia per ridurre il rischio che per orientarsi verso una cessazione del fumo di tabacco”.
Così il professore Fabio Beatrice, Direttore scientifico del Mohre, Osservatorio Mediterraneo per la Riduzione del Rischio in medicina, nel commentare i contenuti della nuova “review” pubblicata lo scorso 17 Novembre.
Una review che, ancora una volta, certifica come la sigaretta elettronica sia utile a ridurre il danno connesso al fumo.
Aggiungendo, inoltre, l’elemento nuovo connesso alla validità del dispositivo anche in chiave di smoking cessation.
Per essere spicci, quindi, la e-cig fa meno male (molto meno male del fumo), e questo era dato consolidato.
Ma si pone anche come valido strumento per dire addio alla dipendenza da “bionde”.
“La novità – specifica, con riguardo a questi aspetti, Beatrice attraverso le colonne virtuali dell’agenzia di stampa nazionale “Askanews – è che la maggiore efficacia della sigaretta elettronica rispetto alla somministrazione di nicotina in formato farmacologico emerge con chiarezza.
La sigaretta elettronica, quindi, funziona come una forma di ‘auto-medicazione’ con una somministrazione personalizzata e al bisogno, giacché può essere ‘dosata’ dal fumatore.
La somministrazione orale della nicotina permette l’assorbimento a livello del pavimento orale, sotto la lingua, con una via rapida verso i recettori cerebrali”.
LA RIDUZIONE DEL DANNO
Sempre alla medesima Agenzia, Beatrice ha concesso anche preziose riflessioni sul concept della riduzione del danno e, ovviamente, con particolare riguardo al discorso del tabagismo
“Il concetto di riduzione del danno si applica a tutte le branche della medicina.
C’è resistenza a utilizzarlo nel tabagismo, probabilmente perché si ritiene prioritaria la cessazione, ma la questione è che la cessazione si ottiene in meno del 50% dei pazienti fumatori che provano a mettersi in discussione.
E di fronte a un insuccesso che riguarda più o meno il 70% dei pazienti siamo in totale assenza di una seconda linea di trattamento.
Sicuramente una riduzione del rischio, del danno, potrebbe essere un’ottima soluzione di seconda linea che consente di mantenere il legame fiduciario medico-paziente”.
- Scritto da Arcangelo Bove