Polosa “Fumatori asmatici: per chi non riesce a smettere, sigaretta elettronica buon compromesso”

0
163

Con oltre un miliardo di fumatori attivi nel mondo, il fumo rappresenta un rischio elevato per patologie respiratorie come asma e Bpco: come riportato dai registri medici internazionali e secondo i dati sui ricoveri nei reparti di emergenza degli Stati Uniti, circa la metà degli adulti con asma presenta una storia pregressa o corrente di tabagismo.
L’interazione tra asma e fumo di sigaretta crea un fenomeno negativo che influisce sulla diagnosi della patologia, portando a una conseguente declassificazione dei maccanismi patogeni ed a trattamenti non adeguati.
Purtroppo, i pazienti asmatici che fumano sono spesso esclusi dai maggiori trial clinici e dagli studi di settore, poichè la loro inclusione potrebbe indurre risposte imprevedibili e difformi relativamente ai risultati attesi per i farmaci oggetto di studio.

LO STUDIO INTERNAZIONALE

I ricercatori hanno così aggiornato i dati provenienti dal loro studio, “Cigarette smoking and Asthma“, circa i meccanismi che potenziano l’interazione tra fumo e asma, la gestione di pazienti con una pregressa storia di fumo e l’approvazione di nuove modalità con cui i medici possano consigliare percorsi di cessazione.
Secondo studi precedenti, infatti, accendersi una sigaretta si traduce in un rischio elevato di sviluppare forme più gravi di asma, incorrendo in probabilità più alte di riacutizzazioni respiratorie, un utilizzo maggiore dei servizi di assistenza medica e, in generale, una qualità di vita più bassa.
Inoltre, oltre all’asma, il vizio del fumo potrebbe portare ad altre patologie respiratorie, come la Bpco, la Broncopneumopatia cronico ostruttiva, patologia caratterizzata da un danno progressivo e irreversibile a livello delle vie respiratorie.
Il fumo innesca un decorso patologico più rapido anche per altre patologie: diversi sondaggi condotti su fumatori rilevano un prevalenza maggiore di disturbi quali depressione, osteoporosi, ansia, malattie cardiovascolari e cancro ai polmoni, rispetto ai pazienti asmatici che non hanno mai fumato.

LE PAROLE DEL DOCENTE SICILIANO

Quali sono dunque le linee guida per il trattamento di un fumatore asmatico? Il consiglio principale che si dovrebbe fornire è quello di smettere di fumare.
Sebbene le linee guide contenute nel Global Initiative for Asthma indichino come efficaci i trattamenti farmacologici, il fatto che la gran parte degli studi in materia si sia focalizzata prevalentemente su soggetti che non hanno mai fumato o hanno fumato solo per periodi di tempo relativamente brevi, non permette di tracciare un quadro omogeneo della situazione.
Nel complesso, secondo i dati raccolti, gli autori ritengono che smettere di fumare si traduca in un effetto positivo per quanto riguarda la salute respiratoria dei pazienti asmatici: i sintomi dell’asma tendono a migliorare significativamente mano a mano che si allunga il periodo di astinenza dalla sigaretta.
Gradualmente, la qualità della vita aumenta progressivamente con il diminuire delle esacerbazioni di malattia.
“Nei casi di fumatori affetti da asma, l’obiettivo primario è l’astinenza completa dal fumo, ma spesso si tratta di un risultato irraggiungibile.
Per questi pazienti, la sostituzione delle sigarette convenzionali con quelle senza combustione si rivela spesso un buon compromesso per migliorare le loro condizioni di salute.
Il Centro di Ricerca per la riduzione del danno da fumo ha sviluppato un valido algoritmo che fornisce informazioni concrete su come approcciare e trattare il fumo per sopprimere con successo il problema dell’asma bronchiale, riferendosi a linee guida specifiche basate sulle evidenze” –
ha spiegato il professor Riccardo Polosa, fondatore del Coehar, Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.

IL MODELLO PREDITTIVO DELLA BPCO

Un interessante modello predittivo sul rapporto fumo-asma, ha stimato che una donna di 43 anni affetta da asma con un passato da tabagista (circa 20 sigarette al giorno per almeno 30 anni) incorre in un rischio del 42% di sviluppare la Bpco nel giro di dieci anni, percentuale che scende al 4.5% se smette di fumare a 43 anni.
Sebbene le terapie farmacologiche tradizionali, combinate al supporto psicologico, possano aiutare i fumatori a smettere, i successivi studi in materia dovrebbero valutare attentamente le possibilità rappresentate dagli strumenti elettronici a rilascio di nicotina per queste categorie di patologie polmonari, al fine di aumentare le probabilità di successo di chi vuole smettere.

- Scritto da Arcangelo Bove