Manco il tempo di scrivere di una condanna, che è già tempo di scriverne di una nuova.
Juul Labs è, ormai, precipitato nel girone infernale dei Tribunali americani.
Un labirinto senza uscite di condanne.
L’ultima arriva dalla Louisiana.
L’azienda guidata dal Ceo Crosthwaite ha dovuto, infatti, spillare 10 milioni di euro a seguito di una indagine aperta dal Procuratore generale che aveva ipotizzato nelle condotte di Juul attività di marketing illegali in quanto rivolte a giovanissimi.
STRATEGIA CHIARA: LIMITARE I DANNI
Anche in questo caso, come nei precedenti, non si era arrivati ancora all’estremo di una condanna bensì si era dato vita ad un accordo di composizione che il colosso Usa ha immediatamente accettato, ben consapevole della posizione di torto e del fatto che, se si fosse giunti alla pronuncia del Magistrato, si sarebbe discusso di cifre più imponenti.
La posizione aziendale, ormai, è giuridicamente consolidata.
Juul Labs sta, di fatto, all’angolo come un pugile suonato.
Guantoni a proteggere il viso, non fa che attendere la sfuriata del rivale.
Tentando di contenere i danni.
Già prima della questione in Louisiana, vi erano stati illustri precedenti.
I RECENTI PRECEDENTI
Si pensi ai 22,5 milioni sborsati alla Procura di Washington, i 14,5 allo Stato dell’Arizona, appena l’anno scorso, ed i 40 in North Carolina.
Ma altre situazioni sono ancora in itinere, soprattutto nello Stato di New York.
Tuttavia, da Juul Labs, che cerca anche di riguadagnare una immagine mediatica comunque intaccata dalle situazioni giudiziarie, la si prende con filosofia.
“Questo accordo – commentano dalla società di San Francisco – è un altro passo nel nostro continuo sforzo per ripristinare la nostra azienda e plaudiamo al piano del Procuratore generale di impiegare risorse per combattere l’uso dei minori.
Continueremo a lavorare con le parti interessate, federali e statali, per garantire – la conclusione – un mercato completamente regolamentato e basato sulla scienza per i prodotti a vapore”.
- Scritto da Italo Di Dio