Le sigarette elettroniche provocano ustioni, avvelenamento e convulsioni.
Così recita, in buona sostanza, studio giunto dall’Australia a firma dell’esperta di Salute pubblica Emily Banks.
Uno studio nelle cui conclusioni, udite udite, si invoca, addirittura, l’opportunità di proibirne la circolazione sul mercato.
Sui temi di tale studio, ripreso da una moltitudine di media, è intervenuto anche il professore Fabio Beatrice, Primario emerito dell’Azienda sanitaria locale di Torino nonchè fondatore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco.
Beatrice ha vivisezionato i contenuti dello studio, confutandone i vari aspetti.
INTERVISTA A “IL MESSAGGERO”
Attraverso le colonne de “Il Messaggero”, il docente ha in primo luogo posto l’accento sull’ovvietà urlata dai ricercatori rispetto ai danni determinati dalla e-cig, ricordando come tale assunto sia già pacificamente accettato dal momento che anche “la sigaretta elettronica ha un impatto sulla salute” non esistendo “un fumo completamente privo di rischi”.
Manca, piuttosto, nel lavoro degli australiani, e qui sta il grande limite, una “comparazione” di danni tra fumo ed e-cig.
Che la nicotina dia dipendenza, non è cosa nuova – sottolinea ancora Beatrice nell’analizzare i temi della ricerca – ma si omette di ricordare come “la nicotina è anche il farmaco più utilizzato al mondo per sostenere i percorsi di cessazione e per contenere i sintomi tipici dell’astinenza che accompagnano i fumatori incalliti che decidono di smettere”.
“L’uso della sigaretta elettronica riporta alla norma i valori del monossido di carbonio espirato”, ha ricordato ancora il medico che, per il resto, ha osservato come sia inutile approfondire la tematica relativa all’uso da parte dei giovani dal momento che, a quest’ultimi, il dispositivo “va bandito sempre e senza condizioni”.
I LIMITI DEI CENTRI ANTIFUMO
Impatto ambientale della elettronica: altro capo di imputazione cui è chiamato a rispondere il vaping al tribunale degli australiani.
E ancora il professionista, sempre nel passaggio per “Il Messaggero”, a precisare “Proporre un impatto ambientale della sigaretta elettronica avulso da un paragone con il fumo combusto è scientificamente scorretto nell’ambito di politiche di riduzione del rischio e della tutela dell’ambiente: le cicche di sigaretta sono notoriamente una delle forme di inquinamento tra le più diffuse nelle città e nei nostri mari”.
Una parentesi dedicata anche al meccanismo dei Centri antifumo “I numeri parlano chiaro: in Italia ci sono meno di 300 centri antifumo, dove arriva ogni anno lo 0,1% dei fumatori (circa 8.000 contro una popolazione fumatrice complessiva di 11,5 milioni). Tra questi 8.000, solo il 45% ha chance di smettere (nonostante la piena applicazione delle linee guida per la cessazione), quindi meno della metà”.
“POSSO TESTIMONIARE POTENZIALE E-CIG”
“In sostanza – si avvia a concludere il noto otorinolaringoiatra – fumare è una dipendenza e la sigaretta elettronica, per quanto non innocua per la salute umana, rappresenta un utilissimo strumento per la riduzione del rischio in tutti i fumatori che non riescono a smettere e, come evidenziato dalla stessa ricerca australiana, può essere utilizzata nei processi di cessazione.
Da questo punto di vista posso testimoniare il potenziale delle e-cig a fronte di una sostanziale inefficacia dei tradizionali protocolli di cessazione che costituiscono il fulcro delle attività dei centri antifumo”.
- Scritto da Arcangelo Bove