Domani è il d-day ad Hong Kong.
A partire da domani, Sabato 30 Aprile, infatti, cadrà sul mondo della sigaretta elettronica un divieto che è quasi a 360 gradi.
Sarà vietato, infatti, importare, promuovere, produrre, vendere o possedere per scopi commerciali prodotti alternativi, ive comprese le e-cig e quelli del tabacco riscaldato.
Tali prodotti saranno totalmente bannati.
L’unica attività che non sarà vietata è quella dello svapare.
Lo si potrà fare – si – ma solo in modo teorico dal momento che, di fatto, sarà alquanto complicato dotarsi di prodotti del vaping – l’unica possibilità è, infatti, quella di acquistarli tramite internet.
LE CONTRADDIZIONI
Le contraddizioni di Hong Kong: lo Stato asiatico, infatti, boom impressionante in termini di crescita economica, si chiude letteralmente a riccio al cospetto della alternative a danno ridotto.
E lascia, invece, strada libera alle sigarette.
Quelle stesse che, paradossalmente, vorrebbe contrastare.
Ebbene si, come avviene già in una moltitudine di altre realtà, le restrizioni sul vaping sono giustificate come misura anti-tabagismo.
Una stramba strategia che mira a combattere il fumo, in buona sostanza, senza toccare il fumo.
Ovviamente, da parte dei vapers, è corsa alla scorta.
E ad agevolare in tal senso anche i negozianti che, giustamente, si sono dovuti disfare, prima che scattasse il divieto, delle rimanenze di magazzino facendolo, in realtà, anche con prezzi alquanto al ribasso.
IL CASO AUSTRALIA
Il rischio, ovviamente, è che le maggiori difficoltà nell’approvvigionamento possano interferire con i percorsi di smoking cessation.
Oltre un terzo dei fumatori di Hong Kong, infatti, utilizza prodotti alternativi per tentare di diminuire il numero di sigarette giornaliere e, quindi, dire del tutto addio alla dipendenza.
Il caso Australia è esemplare: le restrizioni sulla sigaretta elettronica stanno portando, per la prima volta, dopo un trend favorevole che si protraeva da anni, ad una ripresa nel numero dei fumatori.
- Scritto da Italo Di Dio