Strategie anti-fumo, Beatrice “Posizione totale chiusura non è intelligente”

0
49

“In Italia degli 11,5 milioni di tabagisti, appena 8.000 fumatori, quindi lo 0,01%, si rivolgono ai 268 Centri anti fumo (Caf) censiti dall’Istituto superiore di Sanità.
Di questi, riesce a smettere di fumare circa il 33-35%: ciò significa che su 10 persone che si rivolgono ai Centri almeno 6-7 riprenderanno a fumare”.

Così Fabio Beatrice, docente all’Università degli Studi di Torino alla platea della XVIII edizione del congresso “Roma Cuore”, iniziativa promossa con il patrocinio dell’Università Sapienza di Roma, l’Università di Roma Tor Vergata, dell’Università Magna Grecia di Catanzaro e dell’Aou Policlinico Umberto I.

LA NECESSITA’ DI UNA SECONDA POSSIBILITA’

Cifre impietose quanto ufficiali che certificano come quella che è la principale via percorsa in Italia, in fatto di smoking cessation, non sia certo costellata di trionfi.
Da qui, come sostiene Beatrice ai taccuini di Adnkronos, la necessità di offrire a quanti vogliano smettere “una seconda possibilità: il fumo elettronico e digitale, un modo di inalare nicotina cercando di ridurre al minimo gli effetti della tossicità da combustione. Sia chiaro, questi prodotti sono una seconda linea, che non è una linea definitiva di cessazione dalla dipendenza dalla nicotina ma una scelta di riduzione del rischio, quindi una forma di prevenzione parziale”.
Offrire un prodotto a minor rischio – prosegue Beatrice, sempre come rilanciato dall’Agenzia di stampa nazionale – perché il fumo sano non esisterà mai, è un aiuto che consente loro di effettuare altri cambiamenti. La riduzione del rischio si conferma uno strumento di aiuto in caso di resistenza alla cessazione dal tabagismo”.

IL PARAGONE CON IL REGNO UNITO

Beatrice ha quindi invocato il paragone con il Regno Unito “dove è stata fatta chiarezza sull’importante riduzione del rischio del fumo elettronico al punto che il fumo elettronico è considerato misura di Sanità pubblica” mentre in Italia “nonostante ogni anno muoiano circa 83.000 persone per patologie legate al fumo, ci sono della posizione di chiusura verso il fumo digitale”.
“Bisogna spiegare – insiste il medico – che non esisterà mai un fumo sano ma che esiste, invece, la possibilità per i fumatori che non riescono a smettere di ridurre notevolmente la tossicità da combustione. Questo è un piccolo ma importante cambiamento in direzione della salute”.
Ostacolare un cambiamento nel fumatore che non riesce a smettere vuol dire solo mantenerlo nella situazione di consumo del fumo combusto e dal momento in cui si continua a morire a causa del fumo, una posizione di totale chiusura non è né attenta né intelligente rispetto ai tanti tabagisti che sono in difficoltà”.
In chiusura, il docente ha mandato un messaggio di grande chiarezza: ovvero fumare elettronico non equivale a smettere di fumare ma a “ridurre in maniera importante i danni della combustione del tabacco combusto”.

- Scritto da Italo Di Dio