Fumo, altro che sigarette elettroniche: l’Oms vuole combatterlo con aumento costi pacchetti

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La lotta alla piaga del fumo?
Secondo l’Oms una delle armi principali a disposizione è quella di aumentare i prezzi dei pacchetti.
Insieme al contrasto del mercato nero.
Parola più, parola meno è questo il concetto.
A “sancirlo” è stato il Diretto generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il numero uno del sodalizio ha preso parola in occasione della riunione delle parti del protocollo per l’eliminazione del commercio illecito di prodotti del tabacco – sintetizzabile nella sigla MOP2.

LE PAROLE DEL NUMERO UNO GHEBREYESUS

Dopo essersi complimentato con i presenti “dell’ampia partecipazione”, Ghebreyesus ha espresso condivisione per l’uscita del rappresentante iraniano che aveva sottolineato “la necessità di proteggere la politica di salute pubblica dall’industria del tabacco”.
“Se il tabacco fosse stato un virus
– ha proseguito l’altissimo funzionario – già molti anni addietro sarebbe stato proclamato lo stato di pandemia ed il mondo avrebbe schierato tutte le risorse per fermarlo.
Invece
– attacco frontalissimo agli interessi dei big – è un business multimiliardario che trae profitto da morte e malattie, impone costi enormi ai sistemi sanitari e richiede un enorme tributo economico in termini di perdita di produttività”.
Che quella del fumo sia una piaga da sanare, è quindi cosa pacifica.
Anche per l’Oms (e meno male).

CON QUALI ARMI SI INTENDE COMBATTERE IL FUMO?

Gli strumenti con i quali, però, si ritiene poter “curare” questa piaga sono un pò palliducci.
“La tassazione è lo strumento più efficace per ridurre il consumo di sigarette – ha fatto presente il vertice del sodalizio planetario – Ma il commercio illecito mina l’efficacia delle politiche fiscali.
L’eliminazione del commercio illecito dei prodotti è un obiettivo importante per la salute pubblica: l’Oms stima che tale eliminazione potrebbe aversi una riduzione il consumo di sigarette di quasi il 2% e un aumento delle entrate fiscali in media dell’11%”
.
Questi sono i pilastri sui quali l’Oms intende costruire le strategie di contrasto alla dipendenza tabagista.
L’argomento delle alternative? Neppure sfiorato, manco per sbaglio.
Eppure, basterebbe un pò guardare ai dati dei singoli Stati per comprendere come, in un senso o nell’altro, la battaglia andrebbe combattuta con ben altre armi.

I CASI OPPOSTI DI REGNO UNITO E AUSTRALIA

Si pensi all’Australia, che ha riposto le e-cig in un angolino stretto stretto, e che punta tutto sul rincaro dei pacchetti di sigarette – lo Stato in questione c’ha i costi delle bionde più alti al mondo – ma sta assistendo, nonostante ciò, ad un calo dei consumi delle “tradizionali” molto lento e difficoltoso.
E si pensi, in altra direzione, al Regno Unito o alla Nuova Zelanda che, invece, stanno estirpando la piaga del tabacco grazie al supporto del vaping.
Ed invece, paraocchi montati sul volto, l’Oms tira dritta.
E pare davvero difficile farne invertire la rotta.

- Scritto da Italo Di Dio