Fumare una sigaretta significa anche entrare in contatto con sostanze radioattive.
Ebbene si, radioattive.
Un approfondimento della Fondazione Veronesi a fare da memorandum – non bastassero le cifre drammatiche a tutti note in termini di mortalità e morbilità – su quanto la pratica tabagista sia estremamente pericolosa.
IL VELENO CHE UCCISE LITVINENKO
“Tra le sostanze presenti nel fumo – sottolineano dalla prestigiosa realtà scientifica – c’è effettivamente un elemento altamente tossico con elevata radioattività, il polonio-210.
Questa sostanza – espongono ancora – è salita alla ribalta della cronaca nel 2006, quando è stata impiegata per uccidere l’agente dei servizi segreti russi Aleksandr Litvinenko.
Secondo alcuni studi, la fonte principale di polonio-210 nel fumo è rappresentata dai fertilizzanti utilizzati nelle piantagioni di tabacco, ricchi di polifosfati contenenti radio, piombo e polonio.
Le foglie del tabacco accumulano queste sostanze e col tempo si forma l’isotopo radioattivo del polonio, il polonio-210.
Con la combustione delle sigarette, il polonio-210 raggiunge l’apparato respiratorio, fissandosi soprattutto nelle biforcazioni dei bronchi più piccoli.
Uno studio condotto nel 2011 dall’Istituto Superiore di Sanità sui dieci principali marchi di sigarette venduti in Italia ha mostrato che non ci sono differenze significative per quanto concerne il contenuto di polonio.
TRENTA SIGARETTE AL GIORNO COME 40 RADIOGRAFIE AL TORACE IN UN ANNO
Inoltre – concludono dalla Veronesi – ha calcolato che per chi fuma 30 sigarette al giorno per un anno il rischio biologico derivante dall’esposizione al polonio è paragonabile a quello di 40 radiografie al torace annue, pari a quattro casi di tumori polmonari dovuti direttamente al polonio ogni 10.000 fumatori”.
Una riflessione che fa correre letteralmente i brividi lungo la schiena e che, verosimilmente, fa toccare con mano le ragioni di 7-8 milioni di morti all’anno, 90.000 dei quali solo in Italia.
Ed in tutto questo stiamo ancora ad infarcire di “se” e di “ma” la sigaretta elettronica.
Con frasi del tipo “si, forse fa meno male della sigaretta classica ma non abbiamo certezza degli effetti sul lungo termine”.
MA I PREGIUDIZI INCATENANO ANCORA LA E-CIG
Quanti morti, a quindici anni dall’ingresso del mercato, ha causato la e-cig? Zero
Quanti il fumo? Incalcolabili.
E studi accreditati, non chiacchiere da bar e pregiudizi, dicono che essa sia nella misura del 95 percentuale più sicura delle bionde.
Intanto si tollera, si lascia che in tantissimi proseguino nella dipendenza tabagista pur di non dare campo a quello che, il vaping, si sta dimostrando lo strumento decisamente più efficace in chiave di smoking cessation
- Scritto da Italo Di Dio