La sigaretta elettronica ed il ristorante.
Tutta una questione di discrezionalità del ristoratore e, perchè no, di “tatto” da parte dell’utilizzatore.
Continua il nostro viaggio attraverso la “norma” posta a disciplina della sigaretta elettronica.
Dove si può usare, dove no.
Dove “ni”.
Ma veniamo a ristoranti, appunto, pizzerie e simili.
LA LEGGE STATALE NON VIETA L’USO DELLA E-CIG
Ebbene, la premessa è doverosa: la legge non dice no all’uso della sigaretta elettronica.
L’apparato legislativo vigente impedisce (la Sirchia, entrata in vigore nel Gennaio 2005) esclusivamente di fumare all’interno di luoghi al chiuso aperti al pubblico.
La legge italiana, quindi – stesso discorso che abbiamo recentemente affrontato per i treni – vieta “solo” di accendersi una “bionda” ma non già di svapare.
A questo punto, però, intervengono le facoltà del proprietario dello spazio privato e, nel caso di specie, del titolare dell’attività ristorativa.
Che, certo, non può ribaltare la legge nazionale – nel senso che non potrà mai consentire di fumare al chiuso – ma potrà, questo si, “estendere” il “no” alla sigaretta elettronica.
Ovviamente, il discorso del buonsenso del singolo è fondamentale, centrale.
E’ ovvio che, per quanto la e-cig non sia dannosa, risulterebbe antipatico che il vicino di tavolo ti inondi di nubi di vapore mentre stai fagocitando appassionatamente una amatriciana o una maxi fiorentina – tanto per dirne una.
Questo per dire come l’intervento “restrittivo” del personale si renderebbe necessario solo laddove vi sia, per così dire, una palese “esagerazione”
NON ESISTE SANZIONE PER L’USO DELLA E-CIG ANCHE DOVE VIETATO
Dando una spulciata a Trip Advisor, ad esempio, non mancano le lamentele di clienti che sono stati investiti dalle svapate altrui senza che i responsabili intervenissero.
La cosa suggeribile, quanto meno in quelle attività che preferiscono vietare l’uso della sigaretta elettronica, è chiarire l’esistenza di tale “disco rosso” attraverso l’apposizione di una cartellonistica esterna.
Giusto per prevenire situazioni spiacevoli.
In ogni caso, anche colui il quale fosse – nonostante l’apposizione del divieto – colto comunque a svapare, non potrebbe essere mai sanzionato ma solo bonariamente invitato a spegnere l’hardware.
Questo perchè, appunto, il divieto non è previsto dalla legge nè, si ribadisce, si possono estendere all’ambito del vaping le “multe” disposte dalla Sirchia.
IL PROGETTO DI LEGGE AUDDINO
All’esterno dei locali, invece?
Negli spazi che sono di pertinenza delle attività ristorative (come anche di bar, pub) non vige alcuna restrizione a fumo e svapo posta dalla norma nazionale.
Tutto al più si rinvengono ordinanze di singoli sindaci, quindi valide solo nei paesi dove sono state emanate, che possono limitare, in determinati contesti “open air”, l’uso delle “classiche”.
Ma di disposizione statale non v’è ombra.
Anzi si.
Si tratta del disegno a prima firma Auddino che punta ad applicare ai contesti open air un “ban” a bionde ed elettroniche.
Per ora, però, la specifica tematica non pare essere nell’agenda delle priorità governative.
- Scritto da Arcangelo Bove