La città californiana di San Francisco finisce per complicarsi tremendamente la vita.
Ebbene sì: dopo l’emanazione di una legge, che era stata accolta con grida di giubilo dagli anti-svapo e che aveva disposto il divieto di commercializzazione dei “sapori” nei liquidi per sigaretta elettronica che non fossero quelli al gusto tabacco, si è assistito ad una impennata di fumatori.
Per di più, questo “boom” si è avuto tra le fasce giovani della popolazione.
Leggerezza e sguardo molto miope, nel 2018 fu introdotta, su scala cittadina, l’avventata norma in virtù della quale i negozianti non hanno più potuto vendere liquidi per sigarette elettroniche aventi un aroma diverso da quello basale.
Alla base della norma, come detto, la convinzione di qualcuno secondo il quale – appunto – i “sapori” sarebbero stati rei di avvicinare gli adolescenti alla pratica dello svapo.
Come da numeri che si sono registrati, però, le restrizioni applicate al vaping hanno finito per dare un impennata al numero dei fumatori.
Un effetto collaterale che i legislatori della città americana non avevano proprio messo in preventivo, accecati dal furore di fare la guerra al vaping.
A distanza di qualche anno, quasi tre, dallo “start” di quel provvedimento, l’amarissima sorpresa.
Secondo approfondimento posto in essere dalla Yale School of Public Health (YSPH), l’implementazione del divieto avrebbe fatto schizzare il numero degli studenti delle scuole Superiori fumatori di sigarette classiche.
In quella fascia di età, in particolare, si è registrato un trend tabagista addirittura raddoppiato rispetto a quello avutosi in territori dello stesso Stato dove non è stato adottato divieto alcuno.
UNO STUDIO PIONIERISTICO
Le conclusioni del report sono state riportate su Jama Pediatrics lo scorso 24 Maggio: una attività che viene considerata come “pionieristica” in quanto la prima ad aver valutato in che modo l’applicazione di restrizioni sugli aromi possa ripercuotersi sugli stili di fumo dei giovani.
“Questi risultati suggeriscono la necessità di adottare cautela – ha affermato Friedman, autore della ricerca – Né fumare sigarette né vaporizzare nicotina sono metodi di per sé sicuri: tuttavia, la maggior parte delle prove attuali indica danni sostanzialmente maggiori derivanti dal fumo, fattore che è responsabile di quasi un decesso di adulti su cinque ogni anno.
Anche se mossa da finalità “costruttive”, una legge che aumenta il fumo giovanile non può che rappresentare una minaccia per la salute pubblica.
Prima della entrata in vigore del divieto, i tassi di fumo tra gli studenti di San Francisco e nei distretti scolastici di ulteriori contesti presi in esame, era simile. Poi, una volta che il divieto è partito nel 2019, i tassi di fumo di San Francisco sono cresciuti notevolmente, mentre quelli presi a confronto hanno continuato regolarmente a diminuire”.
I primi indizi che vengono da questa analisi aprono il dibattito sulla opportunità di adottare provvedimenti restrittivi su liquidi e relativi aromi dal momento che tali azioni possono rischiare di innescare l’effetto più che collaterale di restituire appeal alle bionde.
- Scritto da Italo Di Dio