I divieti assoluti non pagano nella lotta al fumo.
È una presa di posizione importante e sensata quella che viene da Claudio Cricelli, Presidente della Società italiana Medici di Medicina generale e delle Cure primarie.
“Essere talebani, puntando sui divieti assoluti, non serve se si vuole raggiungere l’obiettivo”.
La Sigla, che riunisce i medici di base, parla attraverso il suo vertice con riferimento al Piano anti-cancro in itinere a Bruxelles: un Piano che pretende, come già più volte esposto, di contrastare il fumo facendo la guerra, allo stesso tempo, alla sigaretta elettronica.
Quella che, cioè, potrebbe essere l’arma principale in chiave di smoking cessation.
Le indicazioni che vengono da Cricelli sono assolutamente indicative
“Quando una persona non vuole smettere o ha cercato di farlo senza riuscire – ha fatto presente il medesimo ad Adnkronos – continuerà con la sigaretta classica”.
Quindi il prezioso riferimento alle nuove soluzioni
“Sulle alternative in grado di diminuire il rischio derivante dal tabacco non servono ambiguità, ma informazioni, anche ai medici”.
Informare i medici, delucidare questi sulle novità della scienza, sulle news della ricerca.
Dare gli elementi, in primis ai professionisti della Medicina di prossimità, per poter orientare i propri assistiti rispetto ad una scelta consapevole in chiave di eventuale alternativa
Per il Presidente della Società italiana Medici di Medicina generale e delle Cure primarie, sempre come fatto presente dallo stesso all’Agenzia di stampa nazionale, si pone come fondamentale “dare strumenti pratici agli operatori sanitari, in particolare ai medici di famiglia che affrontano questi problemi quotidianamente con i loro pazienti fumatori”.
Ed ancora
“Non basta dire no. Ogni giorno ci chiedono se possono fumare sigarette elettroniche o tabacco senza combustione.
Servono risposte pratiche.
Chiediamo che tutte le azioni europee e il loro recepimento in Italia, siano improntate ad obiettivi pratici”.
“PER SMETTERE DI FUMARE NON BASTA SOLO DIRE NO”
E’ un vero e proprio appello quello che giunge dalla Sigla.
Una appello verso un miglior fare rete, una migliore comunicazione tra le Istituzioni verticistiche e quanti si interfacciano, quotidianamente, con il territorio
Con riferimento al Piano europeo, evidenzia in merito Cricelli, “non sono stati coinvolti medici e cittadini fattivamente.
E’ il classico comportamento delle Istituzioni europee: si fa un documento, si fa un’azione e poi la diffusione degli obiettivi non si sa bene chi la debba fare.
Dovrebbero farlo gli Organismi nazionali. Questo però non accade.
E se non c’è l’intervento attivo delle società scientifiche dei medici, tutto questo rimane totalmente lettera morta”.
“Dal nostro punto di vista, poiché siamo coinvolti in tutte e quattro le azioni del Piano come medici di famiglia, siamo interessati a prendere iniziative ma, purtroppo, non esistono possibilità che qualcuno ci dia una mano.
E’ il solito problema dell’Europa e dell’Italia – la chiusura del passaggio affidato ad Adnkronos – Sono organismi apparentemente efficaci, sulla carta ma quando si tratta di trasferire il tutto sulla pratica quotidiana non hanno la minima idea e non gli importa nulla”.
- Scritto da Arcangelo Bove