Il Coehar conferma: la nicotina ha un effetto protettivo rispetto alla possibilità di contrarre l’infezione da Covid.
In tal senso la conclusione della ricerca “Role of Cigarette Smoke on Angiotensin-Converting Enzyme-2 Protein Membrane Expression in Bronchial Epithelial Cells Using an Air-Liquid Interface Model”, momento che si innesta nel più ampio programma di studio denominato “Replica”.
L’ultimo approfondimento, in particolare, ha voluto indagare i meccanismi molecolari che regolano l’espressione dell’enzima Ace2, coinvolto nell’infezione da Covid.
“Lo studio – ha commentato il dottor Giovanni Li Volti, Direttore del CoEHAR e Project leader di Replica – ha avuto riguardo allo studio dei meccansimi molecolari che sono alla base del recettore che si trova sulla membrana, ovvero sulla parte esterna della cellula”.
Il punto di partenza, come spiegato dal ricercatore siciliano, muove da un dato epidemiologico abbastanza eloquente.
Uno studio cinese, infatti, aveva constatato come, su 5000 pazienti ospedalizzati per Covid, il numero dei fumatori fosse estremamente più basso rispetto al 33%, ovvero la percentuale che, nella popolazione generale cinese, si rinviene in termini di fumatori.
Questo dato, questa discrepanza era stata poi confermata anche da ulteriori ricerche condotte successivamente in Francia ed in Italia sebbene su numeri più limitati.
LI VOLTI, PERO’, SPECIFICA: UNA COSA E’ INFEZIONE, ALTRA DECORSO CLINICO
Cosa ha fatto, quindi, il Coehar? Ha cercato una conferma a quegli indizi che erano venuti da Cina, Francia ed Italia.
Indagando scientificamente le conclusioni e le indicazioni di quelli che erano, fondamentalmente, dei sondaggi in ambito ospedaliero.
Il team di ricerca catanese ha cercato nella scienza, cioè, nel laboratorio il riscontro reale a quella statistica.
E l’ha trovata.
In vitro, infatti, il Coehar ha riprodotto l’esposizione di cellule al fumo e, in particolare, alla nicotina per comprendere se la stessa potesse complicare l’ingresso del virus nella cellula.
E, in effetti, si è compreso come il meccanismo innescato dalla nicotina fosse realmente quello.
Ovviamente, Li Volti ha fatto un dovuto distinguo che è, poi, assolutamente centrale nella questione: lo stesso ha, infatti, specificato come la nicotina abbia un valore protettivo – si – rispetto alla infezione, nel senso che fa un po’ da scudo rispetto al contagio.
E questo pare assodato.
Cosa diversa, però – si badi – è il decorso clinico.
Se un fumatore, infatti, contrae il virus può andare incontro ad uno sviluppo della malattia da Covid più grave rispettandosi, del resto, la regola generale in base alla quale il consumatore di sigarette, qualora becchi una malattia respiratoria, tende ad avere maggiori rogne rispetto ad un individuo sano.
Quindi, in definitiva, anche in tempi di Covid smettere di fumare resta la più saggia delle decisioni.
- Scritto da Italo Di Dio