Ancora una volta smentite le teorie dei complottisti anti-svapo.
La nuova mazzata per gli ultras anti-sigaretta elettronica arriva dall’Università del Michigan e, in particolare, da studio condotto dal team guidato dal professore Rafael Meza, professore associato di Epidemiologia e Salute globale.
Ad essere analizzate sono state, in particolare, le abitudini tabagiste della fascia di età 12-17 anni come evolutesi tra il 1991 ed il 2019.
Ebbene, l’approfondimento ha potuto appurare come, mentre nell’arco temporale 1991-1998 l’incidenza del fumo in quella fascia anagrafica fosse aumentata di circa il 4,9%, nel periodo tra il 2012 ed il 2019 – quello coinciso con l’avvento della sigaretta elettronica sul mercato – la medesima incidenza di fumo, sempre con riferimento alla uguale fascia di età, fosse crollata del 17%.
“Il calo generalizzato nell’utilizzo della sigaretta è qualcosa da evidenziare e celebrare – ha fatto presente Meza – e suggerisce come lo spaccato derivato, in realtà, sia la fotografia di uno schema più ampio e generale, con i ragazzini che, di fatto, non sono più interessati a fumare “.
“Inoltre – ancora il professionista della “Michigan” – quello che abbiamo scoperto è che il calo del fumo è accelerato”.
LA SIGARETTA ELETTRONICA HA INVERTITO CONSUMI FUMO
Tutto questo smentirebbe, quindi, le teorie del “gateway” secondo le quali, cioè, la sigaretta elettronica rappresenterebbe una porta di ingresso nel mondo del fumo.
“Il rapido aumento nell’uso di sigarette elettroniche – commenta ulteriormente lo stesso – non ha assistito ad un aumento, in parallelo, di quelle classiche.
Contrariamente, come detto, si è avuta una accelerata nella flessione dei consumi di quest’ultime”.
Ovviamente, lo svapo tra minori non è qualcosa di accettabile, sia chiaro.
Quello che si vuole precisare – per semplice amore della verità – è che, anche con riguardo a questa fascia anagrafica, la sigaretta elettronica non rappresenta una corsia preferenziale verso un futuro uso della sigaretta.
- Scritto da Arcangelo Bove