Aumentare la tassazione su tabacco riscaldato e sigarette elettroniche?
Una soluzione che, in linea teorica, si potrebbe anche “valutare” ma che, di pari passo, pretenderebbe di incrementare anche il peso fiscale sulle sigarette classiche.
E’ questa l’osservazione posta in essere da Massimo Paradiso, uno dei membri del Centro di ricerca sull’economia e la finanza pubblica dell’Università capitolina Roma Tre.
Il motivo di questa considerazione? Semplice ma acuto.
Un eventuale rincaro in capo a prodotti alternativi, viene infatti sottolineato, potrebbe mettere a rischio le “conquiste” di quanti si sono serviti di prodotti alternativi per abbandonare le bionde.
E che, quindi, in nome della tasca, rischierebbero di invertire la rotta, ritornando alle “classiche”, economicamente più “vantaggiose”.
Quando tasca e salute si incrociano, quindi, con le valutazioni relative alla prima che potrebbero ripercuotersi sulla seconda.
“Attesi incrementi di gettito da un aumento della tassazione del tabacco riscaldato – così il docente a “Il Sole 24 Ore” – devono fare i conti con la reazione dei consumatori agli aumenti di prezzo, che implicherebbero una non modesta sostituzione di tabacco riscaldato con le più economiche sigarette, il cui consumo andrebbe invece disincentivato”.
Si stima, ad esempio, che l’innalzamento al 50 percentuale delle tasse gravanti sul “riscaldato” si tradurrebbe in un aumento dei costi, per pacchetto, pari ad 1 euro.
Con tutte le conseguenze del caso che, quindi, potrebbero andare a ricadere sul mercato.
NEGLI ULTIMI 24 MESI, IN ITALIA, 600.000 FUMATORI IN MENO
Argomento di grande attualità, quando “suona” il mese di Dicembre – di ogni anno – quello relativo a possibili nuove fiscalità in capo alle alternative al fumo.
L’ultimo mese dell’anno è quello che vede entrare nel vivo il percorso del Bilancio di previsione.
Ed il settore delle “elettroniche” e del “riscaldato” è divenuto, in un certo senso, il bancomat cui molti vorrebbero attingere per finanziare e potenziare altri settori e servizi.
Attenzione, quindi, al regime fiscale al fine di non rischiare di perdere parte dei risultati ottenuti.
Ed i risultati sono corposi.
Gli ultimi 24 mesi, infatti, sono stati caratterizzati da un imperioso calo nelle vendite di sigarette – un meno 6,80% che non ha pari nelle statistiche.
Una percentuale che si traduce in circa 600.000 persone che hanno detto addio alle sigarette con la maggior parte di questi – circa 500.000 – che è transitata a sigaretta elettronica e tabacco a riscaldato.
Fortunatamente, però, il discorso relativo a possibili “plus” fiscali – per quanto abbastanza remoto – riguarda solo l’ambito del tabacco riscaldato.
Alcun problema, invece, si intravede all’orizzonte per quel che riguarda le accise sui liquidi per sigaretta elettronica.
- Scritto da Italo Di Dio