“E’ improbabile che aumenti il rischio d’infezione”. Parola di Riccardo Polosa, docente catanese e vertice del Coehar. L’accademico è intervenuto per aprire i lavori, sviluppatisi rigorosamente on line, del Forum globale sulla nicotina. Momento che, solitamente con sede a Varsavia, quest’anno si è sviluppato in una modalità da remoto proprio al fine di tutelare dal rischio epidemico. Improbabile, quindi, come asserisce Polosa, che il vaping possa avere un fattore “facilitante” della infezione da Covid. Mentre, con riguardo al fumo, che esso possa svolgere una “funzione protettiva nei confronti dell’infezione – ha specificato ulteriormente Polosa – ancora non si sa con certezza”.
IL FUMO ED IL FATTORE PROTETTIVO DA COVID
Il docente, quindi, nel proseguire nella rispettiva analisi, ha fatto riferimento al caso dello studio francese che aveva ipotizzato come “i fumatori avessero probabilità minori di contrarre il Covid o sviluppare forme gravi”. “Dati simili – ancora il fondatore del Centro di Ricerca internazionale per la Riduzione del danno da fumo – provengono da uno studio trasversale inglese condotto su un campione di 3802 individui, dei quali 587 risultati positivi al tampone per il Covid19. I risultati ottenuti sono simili a quelli francesi. Ancora più interessanti – ancora lo scienziato – sono i dati che provengono da uno studio condotto in Israele, dove l’approccio è notoriamente anti tabagismo e anti vaping. Su 114.545 individui, il 4% è risultato positivo al Covid-19, ovvero 4537 individui. Analizzando i dati medici, i fumatori risultano meno suscettibili all’infezione di circa il 45% rispetto ai non fumatori e il 20% rispetto agli ex-fumatori”.
“ATTENZIONE ALLA QUALITA’ DELLA RICERCA”
Una ulteriore riflessione è venuta dallo scienziato catanese rispetto alla ricerca scientifica come condotta in tempi di Covid “Mi rendo conto – ha spiegato al riguardo – che la difficoltà dei ricercatori e degli scienziati è notevole, spaziando dalla mancanza di un numero di studi condotto su un campione abbastanza grande di popolazione sino alla impossibilità di reperire tutti i dati clinici e medici. In soli sei mesi, le riviste scientifiche hanno gestito un numero di pubblicazioni scientifiche sul Covid pari al triplo delle pubblicazioni sulla sigaretta elettronica rese pubbliche in 10 anni. Questo non è sempre sinonimo di qualità. Rispettare gli standard internazionali previsti per lo studio degli strumenti a rischio ridotto invece deve essere una priorità”
Per quanto riguarda il prosieguo del vertice, prossimi interventi in scaletta, neli prossimi giorni, saranno quelli di altri esperti quali Konstantinos Farsalinos, Clive Bates, David Sweanor, Marewa Glover, Louise Ross e Gerry Stimson
- Scritto da Arcangelo Bove