“Le misure di lotta al tabagismo non funzionano in Italia e in molti altri Paesi nel mondo. Lo dico avvedutamente: l’offerta dei centri antifumo attrae meno di 13.000 fumatori l’anno, mentre il consumo 11-12 milioni di persone. Non basta dire ‘dovete smettere’, ma occorre dare una alternativa a queste persone, che sono spesso anche malati oncologici”.
Opportuno intervento quello di Fabio Beatrice, pneumologo e Direttore del Centro anti-fumo presso il San Giovanni Bosco di Torino, attraverso i microfoni di Adnkronos.
Ad essere rimarcata dal professionista la bassissima incidenza che tali riferimenti hanno sulla popolazione tabagista
“In Italia – ancora Beatrice – resiste un pregiudizio ideologico sui dispositivi a rischio ridotto, dalle e-cig al tabacco riscaldato, che ci espongono a meno tossicità e aiutano a ‘switchare’ dalle sigarette”.
“Il fumo sano non esisterà mai – ammette “sportivamente” Beatrice – Ma i dispositivi a rischio ridotto sono meno tossici della sigaretta. E ci sono i dati di una ricerca effettuata dal sottoscritto con l’Asl Torino 2 e l’Istituto Superiore di Sanità. La e-cig è meno tossica della sigaretta normale perché evita che nei polmoni finiscano i prodotti della combustione ai quali è legato il rischio di contrarre i tumori.
L’ESEMPIO VIRTUOSO DI ALTRE REALTA’
Il centro che dirigo è l’unico in Italia (ce ne sono 300) che ha dichiarato di praticare la riduzione del rischio e non del danno; nel nostro Paese in questo campo manca l’approccio clinico di ricevibilità della proposta. All’eroinomane se non dai il metadone lo perdi, allora perché al tabagista non posso dare un prodotto a rischio ridotto che mi aiuta a non farlo tornare alla sigaretta?”.
Beatrice, poi, traccia l’esempio di altre realtà nazionali che, invece, hanno aperto ad un approccio maggiormente possibilista rispetto alle alternative al fumo
“La Nuova Zelanda incentiva il passaggio a forme di consumo del tabacco meno dannose, tra le quali include la sigaretta elettronica. In Francia alcune posizioni più chiuse su questo fronte si stanno spostando.
La Gran Bretagna da anni ha sposato la e-cig nelle campagne contro il tabagismo ed ha abbattuto i consumi del 15%, ha alzato i costi dei pacchetti. Poi hanno capito che c’è uno zoccolo duro e hanno deciso di distribuire gratis le e-cig pur di non vedere morire le persone.
Si sono schierati e hanno scelto un certo pragmatismo che noi in Italia non abbiamo. Io sono un medico e devo essere attento alla salute del mio paziente, se capisco che posso assecondare la scelta del cambiamento ci lavoro e non precludo una possibilità – la conclusione – che mi può arrivare dai dispositivi alternativi”
- Scritto da Italo Di Dio