“A decorrere dal 1 Gennaio 2020 i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo, sono assoggettati ad imposta di consumo nella misura pari al 58,5 per cento del prezzo di vendita al pubblico”.
Siete saltati dalle sedie? Tranquilli! Riaccomodatevi pure. Quello che avete appena letto non è il contenuto di una nuova disciplina fiscale ma solo uno degli oltre 4.500 emendamenti presentati in Senato alla proposta di legge di Bilancio. L’unico, nel dettaglio, riguardante specificamente il tema della sigaretta elettronica (sebbene pare che solo il Pd ne avesse confezionati, nei gruppi di lavoro, ben otto per la relativa presentazione – poi ritirati).
Ad inoltrare l’unico emendamento, si diceva, è stato il senatore del gruppo misto, il lucano Saverio De Bonis, pentastellato fino ad esattamente un anno fa. Figura che, tra glifosato, Tap, Xylella e fanghi di depurazione, ha dedicato spesso e volentieri attenzione alla causa ambientale.
Ma l’emendamento, tecnicamente, cos’è? Lo stesso altro non è che una proposta che un parlamentare o un gruppo di essi può presentare alla Commissione Bilancio di Palazzo Madama avente ad oggetto la richiesta di modificare una parte della proposta legislativa (in questo caso riguardante il Bilancio) come presentata dal Governo alle Camere.
Afferma De Bonis “L’emendamento ripristina le tasse sulle sigarette elettroniche che erano state previste dal Governo Gentiloni nella legge di bilancio 2018 e poi abbassate. Tali tasse erano state avallate anche dalla sentenza della Corte Costituzionale respingendo un ricorso presentato al Tar del Lazio. La sentenza 24 ottobre – 15 novembre 2017, numero 240 – prosegue De Bonis – ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 62-quater, comma 1-bis, introdotto dall’articolo 1, comma 1, (lettera f, numero 1), del decreto legislativo 15 dicembre 2014, numero 188, sollevata in riferimento all’articolo 97 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio)”.
Fin qui il senatore. Ma che possibilità ha questo emendamento di poter arrivare a modificare l’impalcatura normativa? Praticamente nulle. Con assoluta certezza, infatti, sarà la stessa Commissione Bilancio a bloccare la proposta non facendola proprio arrivare al voto dell’Aula. Le prime votazioni, in particolare, nella sede della detta Commissione, si dovrebbero avere a partire dal 25 novembre. Con il testo che, invece, secondo l’attuale scaletta, e nella più ottimistica delle ipotesi, dovrebbe mettere piede in Aula non prima del 3 dicembre. Anche perché il Dl fiscale sta zoppicando nel suo incedere alla Camera.
L’emendamento De Bonis, in ogni caso, dovrebbe essere uno dei 3.800, questo è l’obiettivo della Commissione, destinato a fermarsi al muro dell’inammissibilità. Con 700 ulteriori emendamenti, formalmente e sostanzialmente considerabili, che dovrebbero giungere, invece, alla valutazione (ed al voto) dei senatori. Appunto, il voto. Ora come ora, a fronte della proposta governativa della legge di Bilancio e della specifica disciplina sulla non tassazione in materia di e-cig, il settore non potrebbe venire mai stravolto da un semplice emendamento: la maggioranza parlamentare, infatti, è la stessa di quella governativa che ha partorito l’impianto della legge di bilancio stessa.
Se la “ratio” del Governo, come detto,l è stata quella di non prevedere tassazioni sulla sigaretta elettronica, per l’attuale esercizio, le Camere non potranno sconvolgere questa precisa volontà politica. Ed anche se dovesse arrivare al vaglio dei 315 l’iniziativa singola, essa troverà sicuramente la barriera del numeri (se non già quella del filtro delle Commissioni). Tutto tranquillo, in definitiva. Almeno per quest’anno
- Scritto da Italo Di Dio