Val la pena mettere un po’ di ordine, di tanto in tanto. Un po’ di ordine nel caos generale della (dis)informazione in tema di svapo. E’ quanto avrà pensato Fabio Beatrice, tra i massimi esponenti in tema di riduzione del danno. L’esperto ha fissato alcuni punti fermi attraverso il personale profilo social
“La questione del fumo di tabacco è molto complessa e non priva di spine. La gente ascolta opinioni che appaiono singolarmente in contrasto tra loro e non capisce. Proviamo a mettere ordine anche se non è semplice. La questione dei morti americani per polmonite chimica – primo punto posto da Beatrice – certamente non si può addebitare al fumo elettronico. Oramai è certo, almeno tre persone sono finite in galera per aver commercializzato prodotti letali. Nella deregulation americana si è sviluppata la follia di mettere nei tank oli solventi mortali ed altre sostanze tossiche imprecisate. Quindi non è una questione di fumo elettronico ma di cronaca nera, di mercato legato al web illegale, di improprio utilizzo dei device. Non credo vi sia nulla da aggiungere tranne che stigmatizzare l’isteria di alcune posizioni da parte di soggetti internazionali che dovrebbero invece essere obiettivi ed equilibrati.
Ci sono due punti di vista da esaminare sul fumo elettronico: la parte rappresentata dalla popolazione che non fuma niente (78%) e – prosegue Beatrice – la parte di chi fuma (22%). Le organizzazioni di salute pubblica hanno il compito di proteggere la gente, adulti e bambini. Giusto vietare e normare. E’ anche per questo che in Europa non si muore per fumo elettronico. La cosa migliore è non cominciare a fumare e se si è caduti nella trappola la priorità è smettere, cosa non semplice.
Il punto debole degli organi di vigilanza è che si continua a fumare. Gli unici risultati li ha avuti il Ministro Sirchia. Inutile discutere di chi è la colpa. Bisogna accettare che tutto quello che si sta facendo contro il fumo è inefficace. Bisogna riconoscere l’errore e cambiare. Ovviamente chi deve sorvegliare osserva con timore tutto ciò che può produrre l’idea di un fumo sano che mai esisterà. Questo si ottiene introducendo chiarezza e normando. Credo che usare forzature non sia utile a nessuno. Serve obiettività, umiltà, verità.
“ABBIAMO TUTTI UNA GRANDE RESPONSABILITA'”
Il secondo punto di vista – incalza l’esperto – è quello di chi cura la salute delle persone. Ovviamente sono i malati oggetto di questa attenzione e di conseguenza i fumatori di tabacco che sono tutti soggetti fortemente a rischio di ammalarsi. Su questo 22% di italiani si giocano 81.000 vite all’anno. È evidente che dinanzi al fallimento delle politiche di cessazione non possa non interessare l’approccio pragmatico della questione di una riduzione del rischio ricevibile: il fumo elettronico a regole di produzione e di uso certe può essere uno strumento utile. Anche in questo caso ci va prudenza ma essere umili, trasparenti e corretti sul piano della scienza pare essenziale. Ritengo che parlarne senza dividersi tra buoni e cattivi – ha concluso Beatrice – sia essenziale. Abbiamo tutti una grande responsabilità verso una larga fetta di persone fragili, perché questo sono i fumatori che non riescono a sottrarsi alla maledetta e mortale sigaretta”.
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