Una notizia da prendere con le classiche pinze. Non perchè faccia riferimento a fatti non veri quanto perchè, come già altre volte avvenuto, potrebbe raccontare una mezza verità.
Il caso è relativo ad un “fenomeno” che la stampa sta rilanciando negli ultimi giorni con una certa insistenza. E cheriguarda una specie di epidemia che avrebbe colpito ventidue giovani svapatori sparsi tra gli Stati americani di Illinois, Minnesota e Wisconsin. Tutte le persone interessate, in alcuni casi si tratterebbe di poco più che adolescenti, avrebbero accusati problemi respiratori. E tutte, come detto, hanno dichiarato di essere fumatori di sigarette elettroniche.
Tosse, affanno, respiro corto tra i sintomi. Talmente intensi da aver costretto i poveretti a ricoveri. Ed a terapie ospedaliere che, in quasi tutti i casi, hanno dato risultati solo dopo trattamenti intensi. In un caso assistendosi anche alla induzione di un coma farmaceutico.
Come detto, la vicenda viene seguita con molta attenzione in quella parte degli Usa e riaccende l’argomento (ad orologeria?) sulla sicurezza dello svapo. Chi di competenza ha cercato di mettere insieme i pezzi del puzzle cercando di trovare, a parte lo svapare, un ulteriore legame tra i vari pazienti.
Come rivela, tuttavia, l’americano “nbcnews”, non è ancora chiaro cosa con esattezza i ragazzi abbiano inalato o che tipo di dispositivi stessero usando. Né i medici sono a conoscenza di dove si è proceduto all’acquisto di dispositivi e di liquidi elettronici. Alcuni pazienti, poi, evidenzia sempre “nbcnews”, hanno affermato di aver utilizzato gli hardware per inalare sia nicotina sia “THC”. Ovvero l’ingrediente psicoattivo della marijuana.
“Sappiamo che ci sono alcune caratteristiche in comune con questi casi”. Così la dottoressa Emily Chapman, Chief Medical Officer del “Children’s Minnesota”. “Ma non siamo stati in grado di capire esattamente quale aspetto dell’abuso di svapo o del prodotto o del solvente o dell’olio stia causando la lesione”.
La sensazione è che si tratti di un caso “forzato”. Si parla, infatti, di ventidue giovani ricoverati nelle ultime settimane con problemi respiratori. E, come detto, si tratterebbe di svapatori. Si è certi del fatto, ci domandiamo, che negli stessi Stati, nello stesso periodo non siano stati ricoverati, con analoghe problematiche, altri giovani non svapatori? Non è che si è cercato di individuare un gruppo ristretto di persone con quella sintomatologia, quale minimo comune denominatore, per giustificare una nuova campagna anti-svapo?
Ai posteri l’ardua sentenza.
- Scritto da Arcangelo Bove